Messa quotidiana

Omelia 13-9-17

SAN GIOVANNI CRISOSTOMO
Vescovo e Dottore della Chiesa
(350?-407)
Memoria

La madre, santa Antusa, rimasta vedova a 20 anni, l’educò mirabilmente. Giovanni condusse dapprima vita ascetica in casa, mentre approfondiva la sua cultura, poi fu anacoreta per vari anni sulle montagne, ma la malferma salute lo fece tornare ad Antiochia. Fatto sacerdote a 32 anni, fu il braccio destro del vescovo san Flaviano e si rivelò un oratore formidabile, specialmente quando Antiochia temette una tremenda repressione imperiale per una ribellione nel 387. In quel tempo aveva detto: « Basta un uomo pieno di zelo per trasformare un popolo »: fu il suo programma. Scelto insospettatamente come patriarca di Costantinopoli, mise tutto se stesso a servizio del suo popolo e della Chiesa. Semplice, modesto, gioviale, ma forte contro il vizio, il lusso, la sfrenatezza. Egli dava tutto ai poveri, agli ospedali. Non risparmiò le sregolatezze della corte imperiale, attirandosi una opposizione feroce. Fu calunniato ed esiliato; richiamato per una sollevazione del popolo che lo amava, fu poi nuovamente mandato in più lontano e duro esilio; morì sfinito, a Comaná sul Mar Nero, il 14 settembre, mentre lo deportavano in un luogo più aspro. Tardivamente, da un nuovo imperatore la sua salma venne portata a Costantinopoli, accolta in trionfo dal popolo.
E’ stato un grande maestro di spirito e pastore impegnato per la vita morale dei suoi. Come oratore fu salutato «Crisostomo» (Bocca d’oro). Gli stenografi raccoglievano la sua parola; i volumi del suo pensiero sono la più vasta produzione dei padri greci. Combatté il male dei suoi contemporanei: la sfiducia in se stessi, lo scoraggiamento, la noia della vita; e infuse ottimismo e serenità cristiani. E’ il primo dei quattro grandi Dottori orientali.
Il Crisostomo è chiamato «Dottore dell’Eucaristia» per la vastità e ricchezza della sua dottrina sul Sacramento dei Corpo e del Sangue di Cristo. Una «anafora» che porta il suo nome (senza essere direttamente sua) è la più diffusa in Oriente fra cattolici e ortodossi, fra i popoli slavi e fra i russi. E’ un elemento di unione di grandissima importanza. L’Eucaristia dev’essere sempre fonte di unità e di comunione fra i credenti in Cristo.

Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno

Dalle «Omelie» di san Giovanni Crisostomo, vescovo
(Prima dell’esilio, nn. 1-3; PG 52, 427*-430)

Molti marosi e minacciose tempeste ci sovrastano, ma non abbiamo paura di essere sommersi, perché siamo fondati sulla roccia. Infuri pure il mare, non potrà sgretolare la roccia. S’innalzino pure le onde, non potranno affondare la navicella di Gesù. Cosa, dunque, dovremmo temere? La morte? «Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno» (Fil 1, 21). Allora l’esilio? «Del Signore è la terra e quanto contiene» (Sal 23, 1). La confisca de beni? «Non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via» (1 Tm 6, 7). Disprezzo le potenze di questo mondo e i suoi beni mi fanno ridere. Non temo la povertà, non bramo ricchezze non temo la morte, né desidero vivere, se non per il vostro bene. E’ per questo motivo che ricordo le vicende attuali e vi prego di non perdere la fiducia.
Non senti il Signore che dice: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro»? (Mt 18, 20). E non sarà presente là dove si trova un popolo così numeroso, unito dai vincoli della carità? Mi appoggio forse sulle mie forze? No, perché ho il suo pegno, ho con me la sua parola: questa è il mio bastone, la mia sicurezza, il mio porto tranquillo. Anche se tutto il mondo è sconvolto, ho tra le mani la sua Scrittura, leggo, la sua parola. Essa è la mia sicurezza e la mia difesa. Egli dice: «Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20).
Cristo è con me, di chi avrò paura? Anche se si alzano contro di me i cavalloni di tutti i mari o il furore dei principi, tutto questo per me vale di meno di semplici ragnatele. Se la vostra carità non mi avesse trattenuto, non avrei indugiato un istante a partire per altra destinazione oggi stesso. Ripeto sempre: «Signore, sia fatta la tua volontà» (Mt 26, 42). Farò quello che vuoi tu, non quello che vuole il tale o il tal altro. Questa è la mia torre, questa la pietra inamovibile, il bastone del mio sicuro appoggio. Se Dio vuole questo, bene! Se vuole ch`io rimanga, lo ringrazio. Dovunque mi vorrà, gli rendo grazie.
Dove sono io, là ci siete anche voi. Dove siete voi, ci sono anch’io. Noi siamo un solo corpo e non si separa il capo dal corpo, né il corpo dal capo. Anche se siamo distanti, siamo uniti dalla carità; anzi neppure la morte ci può separare. Il corpo morrà, l’anima tuttavia vivrà e si ricorderà del popolo. Voi siete i miei concittadini, i miei genitori, i miei fratelli, i miei figli, le mie membra, il mio corpo, la mia luce, più amabile della luce del giorno. Il raggio solare può recarmi qualcosa di più giocondo della vostra carità? Il raggio mi è utile nella vita presente, ma la vostra carità mi intreccia la corona per la vita futura.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura  Ef 4, 1-7. 11-13
Resi idonei per compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, vi esorto io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.
Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. E’ lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo.

SALMO RESPONSORIALE   Dal Salmo 36
La mia bocca annunzierà la tua salvezza.

Confida nel Signore e fa’ il bene,
abita la terra e vivi con fede.
Cerca la gioia del Signore,
esaudirà i desideri del tuo cuore.

Manifesta al Signore la tua via,
confida in lui: compirà la sua opera;
farà brillare come luce la tua giustizia,
quale il meriggio il tuo diritto.

La bocca del giusto proclama la sapienza,
e la sua lingua esprime la giustizia;
la legge del suo Dio è nel suo cuore,
i suoi passi non vacilleranno.

Canto al Vangelo    Gv 10,11
Alleluia, alleluia.

Io sono il buon pastore;
il buon pastore offre la vita per le pecore, dice il Signore.
Alleluia.

  
Vangelo  Gv 10, 11-16

Il buon pastore offre la vita per le pecore.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse:  «Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore.
Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore.
E ho altre pecore che non sono di quest’ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore».