Messa quotidiana

Omelia 4-8-16


 

Spirito Santo illumina le nostre anime

SAN GIOVANNI M. VIANNEY

Sacerdote  (1786-1859)  Memoria 

 

Nato presso Lione da contadini molto cristiani, crebbe durante la rivoluzione francese. Dopo infiniti stenti e difficoltà, raggiunse nel 1815 il sacerdozio e divenne tre anni dopo vicario-cappellano e poi primo parroco di Ars. Animato da gran desiderio di essere un vero pastore, buono di carattere, semplice, umile e sincero, con una straordinaria capacità di sacrificio, dapprima convertì la sua parrocchia, fino allora indifferente, e poi la trasformò in una comunità esemplare. Per quarant’anni Ars divenne un centro di attrazione:un pubblico innumerevole dall’Europa e dall’America assiepava con crescendo il suo confessionale, domandava i suoi consigli o una parola di luce e di conforto. Con una estrema semplicità di mezzi, la sua pastorale ebbe un’efficacia insuperabile; la sua predicazione convertiva, i suoi catechismi fondavano la fede e una vita cristiana. La forza della sua azione sacerdotale proveniva dalla testimonianza della sua vita povera, penitente, tutta fatta di fede, di carità, di dedizione, e dai doni carismatici che Dio gli largiva. Morì consunto a 73 anni. Pio XI lo canonizzò nel 1925 e nel 1929 lo proclamò patrono dei parroci. Il «Curato d’Ars» ricorda ai sacerdoti che la pastorale deve curare soprattutto l’evangelizzazione e i sacramenti, autentiche sorgenti della vita cristiana, e che l’organizzazione (per cui egli aveva non poche doti) deve «servire» a creare la comunità cristianamente impegnata.

L’opera piĂą bella dell’uomo è quella di pregare e amare

Dal «Catechismo» di san Giovanni Maria Vianney, sacerdote (CatĂ©chisme sur la priĂ©re: A. Monnin, Esprit du CurĂ© d’Ars, Parigi, 1899, pp. 87-89)
Fate bene attenzione, miei figliuoli: il tesoro del cristiano non è sulla terra, ma in cielo. Il nostro pensiero perciò deve volgersi dov’è il nostro tesoro. Questo è il bel compito dell’uomo: pregare ed amare. Se voi pregate ed amate, ecco, questa è la felicitĂ  dell’uomo sulla terra.
La preghiera nient’altro è che l’unione con Dio. Quando qualcuno ha il cuore puro e unito a Dio, è preso da una certa saovitĂ  e dolcezza che inebria, è purificato da una luce che si diffonde attorno a lui misteriosamente. In questa unione intima, Dio e l’anima sono come due pezzi di cera fusi insieme, che nessuno può piĂą separare.
Come è bella questa unione di Dio con la sua piccola creatura! E’ una felicitĂ  questa che non si può comprendere. Noi eravamo diventati indegni di pregare. Dio però, nella sua bontĂ , ci ha permesso di parlare con lui. La nostra preghiera è incenso a lui quanto mai gradito.
Figliuoli miei, il vostro cuore è piccolo, ma la preghiera lo dilata e lo rende capace di amare Dio. La preghiera ci fa pregustare il cielo, come qualcosa che discende a noi dal paradiso. Non ci lascia mai senza dolcezza. Infatti è miele che stilla nell’anima e fa che tutto sia dolce.
Nella preghiera ben fatta i dolori si sciolgono come neve al sole. Anche questo ci dĂ  la preghiera: che il tempo scorra con tanta velocitĂ  e tanta felicitĂ  dell’uomo che non si avverte piĂą la sua lunghezza. Ascoltate: quando ero parroco di Bresse, dovendo per un certo tempo sostituire i miei confratelli, quasi tutti malati, mi trovavo spesso a percorrere lunghi tratti di strada; allora pregavo il buon Dio, e il tempo, siatene certi, non mi pareva mai lungo.
Ci sono alcune persone che si sprofondano completamente nella preghiera come un pesce nell’onda, perchĂ© sono tutte dedite al buon Dio. Non c’è divisione alcuna nel loro cuore. O quanto amo queste anime generose! San Francesco d’Assisi e santa Coletta vedevano nostro Signore e parlavano con lui a quel modo che noi ci parliamo gli uni agli altri.
Noi invece quante volte veniamo in chiesa senza sapere cosa dobbiamo fare o domandare! Tuttavia, ogni qual volta ci rechiamo da qualcuno, sappiamo bene perché ci andiamo. Anzi vi sono alcuni che sembrano dire così al buon Dio: «Ho soltanto due parole da dirti, così mi sbrigherò presto e me ne andrò via da te». Io penso sempre che, quando veniamo ad adorare il Signore, otterremmo tutto quello che domandiamo, se pregassimo con fede proprio viva e con cuore totalmente puro.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura   Ger 31, 31-34
Concluderò un’alleanza nuova e non ricorderò piĂą il peccato. 

Dal libro del profeta Geremìa
«Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore.
Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: “Conoscete il Signore”, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato».

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 50
Crea in me, o Dio, un cuore puro.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.

Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocausti, tu non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.

Canto al Vangelo
    Mt 16,18
Alleluia, alleluia.

Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa
e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 
Alleluia.

Vangelo   Mt 16, 13-23
Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».