Poesie

San Camillo de Lellis

Sac. fondatore
Bucchianico (Ch) 25 maggio 1550
+ Roma 14 luglio 1614

Secondogenito di genitori nobili, a tredici anni perse la madre e seguì il padre militare di carriera negli eserciti spagnoli. Alla morte del genitore, a causa di una brutta ferita,
fu ricoverato nell’ospedale San Giacomo degli Incurabili a Roma. Qui, a contatto con i malati, avvenne la sua conversione.
Ordinato sacerdote a San Giovanni in Laterano nel 1584, fondò l’Ordine dei Ministri degli Infermi (Camilliani) al servizio di Cristo nei fratelli sofferenti, con questo impegno: il corpo prima dell’anima, il corpo per l’anima, l’uno e l’altra per il Signore. È sepolto nella piccola chiesa di Santa Maria Maddalena a Roma.

In dolce attesa prega la tua mamma.
Confida nell’aiuto del Signore.
A Lui ha chiesto un bimbo delizioso.
Il grande desiderio è un figlio santo.

In sogno lei ti vede in una schiera
in bianca veste e croce rossa al petto.
– Ahimè! Darò alla luce un delinquente!
Così vestiti vanno i galeotti -.

Era scaduto il tempo e non nascevi.
Si teme un arrivo sventurato
o che tu muoia in seno alla tua mamma.
Sull’uscio appare un vecchio mendicante.

– Per cortesia, fratelli, riferite.
Il bimbo nella stalla nascerà.
Dovrà portare al mondo Gesù Cristo.
Avrà la croce in petto per bandiera. –

Appena fu portata nella stalla
il bimbo venne al mondo sano e salvo.
Fu battezzato e fatta tanta festa.
Il nome di Camillo gli fu dato.

È bravo, intelligente e generoso.
Tra i suoi compagni è il più desiderato.
Giammai trascende in modi e in allegria.
A tutti dà l’esempio di bontà.

Decide d’arruolarsi nell’esercito.
Soldato di ventura senza meta.
La spada per il pane e non la guerra,
che aduna gente solo per uccidere.

Da un padrone all’altro la ventura.
La piaga al piede sempre più s’aggrava.
Non serve più la spada. A Manfredonia
si ferma per servigi ai Cappuccini.

La gente lo dirà “gigante buono”.
È mite e pronto a dare aiuto a tutti.
Fu inviato a San Giovanni col carretto
per riportare il vino a Manfredonia.

È il due febbraio, festa di Maria.
Un padre lo esorta a confessarsi.
Camillo è già pentito dei peccati.
Decide: si fa frate cappuccino.

Ci proverà più volte e sempre invano.
In cerca d’ospedale, giunge a Roma.
È tanta la speranza di guarire!
Guarito, trova lì la sua missione.

“A te, Camillo, affido questi infermi
e tanti altri sparsi per il mondo.
Insieme a quei fratelli che verranno,
portate a tutti aiuto nel mio nome”.

P. G. Alimonti, vento impetuoso, vol. Vi, pp. 101-103