Poesie

San Luigi Gonzaga

Rel. gesuita – Castiglione delle Stiviere (Mn)
9 marzo 1568 + Roma 21 giugno 1591

È primogenito del marchese Ferrante Gonzaga
ed erede al titolo.
Il padre lo educa alle armi, la madre alla preghiera
e alla carità.
Intelligente e sensibile, progredisce velocemente
negli studi ma soprattutto nella via dello spirito. A10
anni fa voto di castità e dopo due anni riceve la
prima Comunione da San Carlo Borromeo.
Paggio del Granduca di Toscana e in Spagna dell’Infante
Don Diego, lascia il titolo del marchesato al fratello,
deludendo le aspettative del padre.
Vincendo le resistenze della famiglia, entra a 17 anni
nel noviziato dei Gesuiti a Roma.
Si dedica ai lavori più umili. Soccorre gli appestati.
Si carica sulle spalle i moribondi e li porta all’ospedale.
Rimane contagiato, muore a 23 anni.
Nel 1726 Benedetto XIII lo proclama Santo e patrono
dei giovani e degli studenti.

Virgulto di glorioso marchesato,
tuo padre ti voleva condottiero,
per questo da fanciullo ti vestì
di ben difeso elmo e di corazza.

La gloria della Spagna propugnava
e incastonava Mantova nel regno,
indipendente sempre ma protetta.
– Luigi è il primo e lui sarà l’erede! –

È l’ambizioso sogno di tuo padre.
Per dissuaderlo occorsero due anni.
– Oh! Sceglierà qualcuno dei fratelli! –
Adesso puoi volare dove vuoi!

Tu porti dentro il cuore un altro sogno;
tu brami consacrarti al tuo Signore.
Il fasto della corte ti ripugna;
ti sazierà la vita di preghiera.

La Compagnia sarà la tua famiglia.
Lì troverai il tempo per studiare.
Tu spiccherai fra tutti i tuoi compagni
per umiltà e doti d’intelletto.

Rivivi nel tuo spirito il bel giorno
in cui Gesù discese nel tuo cuore.
Un altro santo, Carlo Borromeo,
ti consegnò Gesù Eucaristia.

Un altro santo guida il tuo cammino
e tu percorri intrepido l’ascesa.
Tu non risparmi al fragile tuo corpo
le più svariate e dure penitenze.

Hai messo a dura prova la tua carne
con il pungente ferreo cilizio.
Hai meditato in pianto la Passione
del buon Gesù, che muore sulla croce.

Tu meditavi a fondo la Parola,
che intanto ti nutriva la bell’anima
e ti riempiva della verità,
che il mondo aspetta e spera di conoscere.

L’angelico tuo cuore ormai possiede
Colui che traccia il solco dei tuoi passi.
Il tuo cammin piuttosto sembra un volo,
come l’uccel che tende al proprio nido.

Con tutti sei spontaneo e assai gioviale
e spesso ti trattieni a conversare.
Qualunque cosa dici è tanto bella.
Qualunque cosa fai sa di bontà.

Per gli appestati offristi la tua vita.
Così fu doppiamente dono a Dio.
La Chiesa t’ha proposto qual modello
e gran patrono della gioventù.

P. G. Alimonti OFM cap, Vento impetuoso, Vol. VI, pp 113-114-115