Messa quotidiana

Santa Messa 14-7-20

SAN CAMILLO DE LELLIS

Sacerdote

Bucchianico (Chieti), 25 maggio 1550 – Roma, 14 luglio 1614

Era il secondo figlio, atteso per molto tempo, dei nobili Giovanni de Lellis e Camilla de Compellis: Camillo, un gigante di forza, di coraggio, di carità, di dolcezza.

In effetti tutta la vita di Camillo fu straordinaria. Egli nacque il 25 maggio 1550 a Bucchianico di Chieti nell’Abruzzo; nel mese dì marzo di quello stesso anno moriva a Granada Giovanni di Dio, un altro grande santo della sanità. Fu battezzato col nome di Camillo in ossequio alla madre, nome che significa “ministro del sacrificio”.

Camillo fu un fanciullo vivace e irrequieto, imparò a leggere ed a scrivere e poi via, allorché a tredici anni gli morì la madre, nei tumulti di una vita vagabonda. Al seguito del padre, militare di carriera negli eserciti spagnoli, cominciò a frequentare le compagnie dei soldati, imparandone linguaggio e passatempi, fra i quali il gioco delle carte e dei dadi. Preparatosi anche nel mestiere, mentre si stava arruolando nell’esercito della “Lega santa”, improvvisamente gli morì il padre Giovanni, col quale doveva imbarcarsi. All’evento luttuoso seguì la comparsa di una dolorosa ulcera purulenta, forse da osteomielite, alla caviglia destra. Ciò costrinse Camillo a recarsi a Roma per il suo trattamento all’ospedale San Giacomo degli Incurabili.

Parzialmente guarito, Camillo pensò che gli conveniva proprio fare il militare mercenario e con la seconda Lega fu mandato, al soldo della Spagna, prima in Dalmazia e poi a Tunisi. Fu congedato nel 1574, perse ogni suo avere al gioco e fu accolto dai Cappuccini di San Giovanni Rotondo non lontano da Manfredonia a fare il manovale, dopo avere girato qua e là in cerca di elemosina. Le buone parole di un frate di quel convento e la grazia del Signore trasformavano il cuore e la vita di quello sbandato ormai quasi venticinquenne e nel febbraio 1575 avvenne la conversione. La piaga, che intanto si andava estendendo alla gamba, lo riportò al San Giacomo di Roma, dove, con ben altro spirito rispetto al primo ricovero, cominciò, più che a pensare a se stesso, a rendersi conto dello stato di abbandono e di miseria in cui si trovavano i malati, alla mercé di un personale indifferente ed insufficiente. Si mise a servire i suoi compagni sofferenti e lo faceva in maniera così delicata e diligente che gli amministratori lo promossero responsabile del personale e dei servizi dell’ospedale.

Ma non riuscendo a cambiare la situazione generale, Camillo ebbe l’ispirazione, una volta dimesso, di convocare un gruppo di amici che, consacratisi a Cristo Crocifisso, si dedicassero totalmente alle prestazioni verso gli ammalati. Essi formeranno più avanti la Compagnia dei Ministri degli Infermi che Sisto V, papa dal 1585 al 1590, approvava nel 1586, con il permesso ad ognuno di portare l’abito nero come i Chierici Regolari, ma con il privilegio di una croce di panno rosso sul petto, come espressione della Redenzione operata dal dono del Preziosissimo Sangue di Cristo.

Intanto Camillo trovava il tempo per studiare e nel 1584 veniva ordinato sacerdote a S. Giovanni in Laterano.

In quel tempo esisteva a Roma il grande ospedale o arcispedale di Santo Spirito, che Innocenzo III, papa dal 1198 al 1216, aveva fondato nel 1204 come Hospitium Apostolorum e che proprio Sisto V aveva provveduto a rinnovare ed a ingrandire. Qui prese ben presto servizio Camillo coi suoi compagni e per ventotto anni egli ebbe ogni attenzione per quei malati, nei quali spesso contemplava misticamente Gesù Cristo stesso. Egli riuscì anche ad esigere che le corsie fossero ben arieggiate, che ordine e pulizia fossero costanti, che i pazienti ricevessero pasti salutari e che i malati affetti da malattie contagiose fossero posti in quarantena.

Nel frattempo papa Gregorio XIV elevava la Compagnia ad Ordine religioso e l’8 dicembre 1591 il sacerdote, con venticinque compagni, fece la prima professione dei voti, aggiungendo ai tre abituali di povertà, castità e obbedienza, il quarto voto, vale a dire quello di “perpetua assistenza corporale e spirituale ai malati, ancorché appestati”. Nella pratica della carità i Ministri degli Infermi, che diventeranno poi i Camilliani, stabilirono il seguente paradigma: il corpo prima dell’anima, il corpo per l’anima, l’uno e l’altra per Iddio.

Per un certo tempo il sacerdote Camillo governò personalmente l’Ordine, fondando Case in parecchie città d’Italia, ma nel 1607 vi rinunciò per qualche dissenso sorto tra i confratelli e riprese a tempo pieno l’assistenza ai malati, ai poveri, ai diseredati. L’ulcera della caviglia non l’abbandonò mai e, dopo la comparsa di patologia renale e gastrica, egli moriva il 14 luglio 1614. I suoi resti mortali restano sepolti nella piccola chiesa di Santa Maria Maddalena a Roma.

Don Camillo de Lellis da Bucchianico venne beatificato nel 1742 e proclamato santo quattro anni dopo da Papa Benedetto XIV. Leone XIII lo dichiarò, nel 1886, patrono degli infermi e degli ospedali, Pio XI lo proclamò patrono degli infermieri nel 1930 e Paolo VI, qualche decennio più tardi, protettore particolare della sanità militare italiana. La sua festa liturgica ricorre il 14 luglio.

L’Ordine dei Camilliani ha avuto un progressivo sviluppo lungo gli abbondanti quattro secoli che costituiscono la sua storia, fatti salvi alcuni momenti difficili nel Settecento e nell’Ottocento. Nel tempo si sono formate comunità di religiose e poi le Ministre degli Infermi ed ancora sono sorti in varie parti del mondo gruppi di laici, uomini e donne, che hanno fatto proprio il carisma e la missione di San Camillo: tutti insieme, Ordine in testa, costituiscono “La Famiglia Camilliana”.


Autore:
Mario Benatti

 

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura  Is 7, 1-9
Se non crederete, non non resterete saldi.

Dal libro del profeta Isaìa
Nei giorni di Acaz, figlio di Iotam, figlio di Ozìa, re di Giuda, Resin, re di Aram, e Pekach, figlio di Romelìa, re d’Israele, salirono contro Gerusalemme per muoverle guerra, ma non riuscirono a espugnarla. Fu dunque annunciato alla casa di Davide: «Gli Aramei si sono accampati in Èfraim». Allora il suo cuore e il cuore del suo popolo si agitarono, come si agitano gli alberi della foresta per il vento.
Il Signore disse a Isaìa: «Va’ incontro ad Acaz, tu e tuo figlio Seariasùb, fino al termine del canale della piscina superiore, sulla strada del campo del lavandaio. Tu gli dirai: “Fa’ attenzione e sta’ tranquillo, non temere e il tuo cuore non si abbatta per quei due avanzi di tizzoni fumanti, per la collera di Resin, degli Aramei, e del figlio di Romelìa. Poiché gli Aramei, Èfraim e il figlio di Romelìa hanno tramato il male contro di te, dicendo: Saliamo contro Giuda, devastiamolo e occupiamolo, e vi metteremo come re il figlio di Tabeèl.
Così dice il Signore Dio: Ciò non avverrà e non sarà!
Perché capitale di Aram è Damasco
e capo di Damasco è Resin.
Capitale di Èfraim è Samarìa
e capo di Samarìa il figlio di Romelìa.
Ancora sessantacinque anni
ed Èfraim cesserà di essere un popolo.
Ma se non crederete, non resterete saldi”».


Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 47
Dio ha fondato la sua città per sempre.

Grande è il Signore e degno di ogni lode
nella città del nostro Dio.
La tua santa montagna, altura stupenda,
è la gioia di tutta la terra.

Il monte Sion, vera dimora divina,
è la capitale del grande re.
Dio nei suoi palazzi
un baluardo si è dimostrato.

Ecco, i re si erano alleati,
avanzavano insieme.
Essi hanno visto:
atterriti, presi dal panico, sono fuggiti.

Là uno sgomento li ha colti,
doglie come di partoriente,
simile al vento orientale,
che squarcia le navi di Tarsis. 

Canto al Vangelo  Sal 94 
Alleluia, alleluia.

Oggi non indurite il vostro cuore,
ma ascoltate la voce del Signore.

Alleluia.

Vangelo   Mt 11, 20-24
Nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne e la terra di Sòdoma saranno trattate meno duramente di voi.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite:
«Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».