Messa quotidiana

Santa Messa 7-5-21

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SAN MASSIMO DIACONO E MARTIRE

Massimo, nacque intorno all’anno 228 ad Aveia, antica cittadina della conca aquilana, da una famiglia cristiana che lo fece studiare e lo avvicinò al Cristianesimo.Fu imprigionato durante le persecuzioni di Deciotra l’ottobre249 e il novembre 251. Condotto dinanzi al prefetto di Aveia, Massimo non rinnegò mai Gesù Cristo e la sua fede in lui, neanche sotto tortura. La tradizione vuole che il prefetto gli aveva persino promesso la figlia, ma non abiurò e alla fine fu gettato dalla rupe più alta della città, detta Circolo e Torre del Tempio, dove si trova il castello di Fossa.

San Massimo, in Abruzzo è venerato a L’Aquila e Penne. Intorno al 306 d.C. san Massimo, dopo essere stato imprigionato e torturato per la sua fede, avendo anche rifiutato di sposarsi con la figlia del console di Aveia, in cambio del perdono, fu fatto precipitare dal torrione di Aveia, l’attuale castello. Poi il corpo fu venerato in un sacello di Aveiafino al VI secolo.

Dopo la distruzione di Aveia da parte dei Longobardi nel VI secolo, le reliquie di san Massimo furono portate a Forcona (L’Aquila), dove venne eretta una cattedrale in suo nome, ancora oggi esistente, accanto la chiesa di San Raniero (via Marsicana), che fu sede della diocesi di Amiterno sino al 1257, quando la diocesi fu spostata nella neonata città de L’Aquila, fondata nel 1254. Il 10 giugno 956 l’imperatore tedesco Ottone I e il papa Giovanni XII si recarono a venerarle. Pertanto il 10 giugno è il giorno in cui si celebra la sua festa a L’Aquila.

Nel 1256 le reliquie furono spostate a L’Aquila, appena fondata da Federico II, e tumulate nella cattedrale dedicata a lui e a San Giorgio. Da allora è patrono della Città e Arcidiocesi di L’Aquila, ed è effigiato nello stendardo ufficiale del capoluogo di Regione insieme a Sant’Equizio, San Celestino e San Bernardino da Siena.

Uno scavo nel 2019 presso la cripra della Cattedrale dell’Aquila, in occasione dei restauri per il terremoto, ha riportato alla luce un sarcofago con resti di tre vescovi. Un corpo risale all’epoca del tardo impero romano, e si è ipotizzato che possa essere quello di San Massimo. Il secondo corpo è stato attribuito al vescovo Anton Ludovico Antinori.