Poesie

Va sicura

Il finale di una corsa è determinante ai fini della gara, ma è altrettanto importante guardare le
varie tappe in cui la gara si è svolta.
Com’è consolante per Chiara morente poter rispondere, a chi le suggerisce cosa deve fare in quel
momento, che lei ha regolato così tutta la sua vita.
Solo vivendo il Vangelo senza riserva e senza ipocrisia si può morire senza paura, anzi andando a
nozze!
La morte d’una creatura come Chiara d’Assisi, come tutte le anime che fanno la sua stessa vita, ha
la forza di risvegliare la nostra coscienza a questa realtà.
Note
Leg. Ch. 46 FF. 3252:
– …La vergine santissima parla silenziosamente alla sua anima: «Va’ sicura – le dice – perché hai
buona scorta, nel viaggio. Va’ perché Colui che t’ha creata, ti ha santificata e sempre guardantoti
come una madre suo figlio, ti ha amata con tenero amore».
« E tu, Signore – soggiunge – sii benedetto, che mi hai creata». –
(1) S. Francesco.
(2) Proc. Ill, 20 FF. 2986.

VA’ SICURA

L’arrivo dello Sposo Gesù Cristo
per diciassette giorni Chiara attende,
vivendo senza cibo né bevanda
in un’estrema posa del suo corpo

Accanto a lei si prega e si conversa
di quel che Dio riserva ai suoi eletti.
Dove di Chiara 1’occhio non può giungere
c’è 1’accorato pianto delle figlie.

C’è Ginepro ed Angelo e Leone.
Ad essi Chiara chiede la lettura
della Passione santa del Signore.
Ginepro aggiunge i detti del suo cuore.

Rainaldo esorta: «Prendi il duol da Cristo».
Chiara risponde: «Gioia e infermità
sempre da Cristo presi nella vita.
Così il suo servo santo m’insegnò». (1)

«Oh! Va’ sicura. Hai buona scorta a fianco.
L’Amore ti creò e rigenerò.
Fosti portata sempre sul suo cuore
come la madre porta il suo bambino».

Così nel gaudio Chiara va dicendo.
Una sorella chiede a lei per tutte:
«A chi rivolgi, Chiara, questo dire?» (2)
Oh! queste cose all’anima mia dico».

Poi, sollevando l’occhio verso l’uscio,
alla sorella chiede dolcemente:
«Non vedi? Il Re glorioso s’avvicina
e sono anch’io già pronta per le nozze».

P. G. Alimonti OFM cap, Ritratto Francescano, vol. 3, p 96