Vocazione

Il Signore mi ha chiamato in un tempo difficile. Infuriava la guerra quando ho lasciato l’Istituto professionale e tutti i progetti di vita nel mondo. Capii bene che la guerra è segno dell’odio che c’è nel mondo. Possibile che gli uomini debbano odiarsi? Bisogna fare qualcosa perchè vivano in pace!

Il primo motivo della mia vocazione: annunziare al mondo la pace di Cristo.

voc1La guerra disperse tutta la mia famiglia. Alcuni con gli inglesi nel territorio liberato; i miei genitori ed io sotto i tedeschi. Bombardamenti e mitragliamenti continui e ogni giorno morti e feriti.

Vi dirò in quel periodo spesso mi ritiravo in Convento. Mi piaceva leggere. C’era una grande biblioteca. Avrò letto centinaia di volumi. Dopo le messe, la mattina i Padri cappuccini mi mandavano a prendere il latte per la comunità.

Davanti al convento c’era la sede del Comando tedesco. Un sergente protestante era pieno di bile, perchè vedeva che io stavo con i frati e mi voleva convincere che non dovevo initeressarmi di loro. Un giorno entrò in convento con la pistola puntata e ci voleva far fuori tutti. Era deciso a sparare, ma in quell’istante apparve sull’uscio il suo comandante, un tenente medico cattolico ed egli se ne andò imprecando.

Le bombe impedirono i raccolti. In mezzo al fango della baracca finì il mio corredo, nascosto lì per salvarlo dai tedeschi.

Terminata la guerra ho scritto al Direttore del Seminario, per chiedere quale corredo occorresse.Mi inviò la lista. Mia madre e mio padre, vedendo quell’elenco, dissero: “Capisci che non è possibile?”. Ho detto: “Metto un po’ di roba dentro questa valigia da legare con lo spago e vado”.

Avevo un biglietto di presentazione da parte del Superiore del Convento di Guardiagrele. Mi disse: “Non ti preoccupare, vai, presenta questo biglietto al Direttore. Io sono stato il primo alunno di Padre Felice. Ti accoglierà”.

Papà ed io viaggiammo su camions di fortuna. Non c’erano mezzi pubblici e noi non avevamo soldi. Finito l’anno scolastico, il Padre direttore dice: “Si va in vacanza”. Io fui colpito. Vacanza, si torna a casa. A casa! Io ho fatto tanto per arrivare a casa, adesso devo tornare alla casa di prima! Insistetti presso i Superiori ed ottenni di rimanere in Seminario durante l’estate. “Perchè non vuoi andare a casa?”. “Questa è la mia casa!”.

Ogni giorno mi dedicavo alla pulizia del Convento e della chiesa. Ero felicissimo!

voc2Leggevo tantissimo e facevo sunti, perchè mai leggevo un libro senza scriverne la sintesi: una catasta di manoscritti. Al noviziato ho vissuto giorni santi. A mezzanotte si andava in coro per il Mattutino. Ci iniculcavano lo spirito di povertà e di carità. Il maestro, quando veniva un povero, ci chiedeva: “Chi di voi ha un indumento da dare?”. Avevo l’ultima camicia e l’ho data.

Si dormiva senza luce elettrica, su tavole con materassi di foglie di granturco. Vi sto parlando delle ricchezze della santa povertà.

Respiravo l’amore e la tenerezza di S. Francesco. Mi dissetavo alla scuola degli insegnamenti e delle letture spirituali.

Avevo buona memoria e, tornato in cella, scrivevo l’intera predica ascoltata. Durante gli esercizi erano quattro prediche al giorno: altra pila! Poi ho bruciato tutto. Vicino a Padre Pio ho sentito il bisogno di scrivere di nuovo.

Eccomi qui sacerdote a pregare con voi e per voi.

Quando salgo l’altare per consacrare, dico: “Gesù, ricordami che sono tuo consacrato.”.

Quando assolvo un penitente, chiedo a Gesù di assolvere anche me. Sulla patena offro ogni giorno a Gesù, alla Madonna, a San Francesco, a Padre Pio tutte le persone che si raccomandano alle mie preghiere, quelle che pregano per me, parenti, amici, benefattori, vicini e lontani, buoni e cattivi.

Voglio che tutti si convertano e si salvino. Ripeto a Gesù: “Portaci tutti con te a far festa in eterno con gli Angeli e con i Santi”.

Grazie a tutti voi di essere qui.

P. Guglielmo A., Veglia di Preghiera, 24/07/2006