Messa quotidiana

Santa Messa 13-7-19

Sangue di Gesù, conserva in noi il dono e la promessa della Risurrezione

SANT’ENRICO IMPERATORE

Probabilmente oggi può parer insolito che un uomo politico e di governo possa essere anche santo. Eppure nella storia della Chiesa cattolica numerosi sono i Sovrani saliti all’onore degli altari. Uno di questi è l’imperatore sant’Enrico (973-1024), che si trovò a capo del Sacro Romano Impero in un’epoca assai difficile quale l’XI secolo.
Enrico sposò una donna che fu anch’essa canonizzata, Cunegonda, con la quale visse un matrimonio giuseppino, all’insegna della perpetua verginità. I due decisero di comune accordo di vivere in castità, tanto che non lasciarono eredi. Si tratta di una scelta assunta diverse volte da varie coppie cristiane. Una scelta che non sminuisce, anzi valorizza le nozze cristiane.

La santità in politica
Sul fronte politico, Enrico fu uno strenuo difensore degli interessi imperiali e del bene della Chiesa. Per consolidare il suo potere, dovette condurre numerose imprese militari, che riuscì a vincere con l’aiuto di Dio. In un’occasione, trovandosi i due eserciti faccia a faccia, i nemici fuggirono, apparentemente senza ragione. In realtà, per terrorizzarli, Dio mostrò loro un angelo alla guida di una schiera di martiri.
Il santo imperatore fu anche artefice di eccezionali operazioni diplomatiche. Per controllare i popoli slavi, ebbe ad esempio bisogno dell’aiuto del re pagano Stefano d’Ungheria. Enrico gli propose un’alleanza e gli offrì in moglie sua sorella Gisella di Baviera, che lo sposò e lo convertì al Cristianesimo. In tal modo, il re magiaro divenne santo Stefano d’Ungheria e portò tutto il suo popolo alla fede cristiana.
L’impresa più importante che Enrico dovette affrontare fu quella contro Arduino d’Ivrea, in Italia. Eletto illegittimamente re della penisola, Arduino iniziò a perseguire un disegno egemonico, che lo portò a scontrarsi con la Chiesa e con l’Impero. Intervenne allora Enrico, che discese ben due volte nel Nord Italia per ristabilire i diritti e le prerogative imperiali, sconfiggendo Arduino. Fu in quest’occasione (1014) che il santo venne incoronato imperatore da Papa Benedetto VIII. Nella Basilica di San Pietro ricevette con sua moglie la corona imperiale.

A difesa dei diritti della Chiesa
Sant’Enrico diede un fattivo e positivo sostegno al governo della Chiesa, a maggior gloria di Dio. In diversi Sinodi, come quello di Pavia celebrato con Benedetto VIII, si oppose al clero uxorato e promosse il rispetto del celibato sacerdotale, tant’è che il matrimonio dei sacerdoti fu proibito, sotto pena di deposizione. Sinceramente pio e colto, austero e di severi costumi, desideroso della riforma della Chiesa e del bene dei suoi sudditi, Enrico sponsorizzò tutte le iniziative volte ad assicurare ordine e giustizia all’interno dei territori dell’Impero.
Sia lui che sua moglie sentirono forte la vocazione monastica e cercarono di compensarla, favorendo l’Ordine cluniacense e costruendo innumerevoli monasteri. Fu poi grazie ad Enrico che sant’Odilone decretò, pena la scomunica, di interrompere le battaglie dal mercoledì sera al lunedì mattina nei tempi d’Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua e Pentecoste: furono le celebri paci e tregue di Dio, che riuscirono ad “umanizzare” la guerra ed a non farle perdere la dimensione cavalleresca. Una realtà ben lontana dalla concezione contemporanea…
Grande costruttore di chiese e conventi, Enrico fece erigere il Duomo di Bamberga (1007), città che grazie a lui divenne sede vescovile: lo stesso Benedetto VIII celebrò la consacrazione della nuova cattedrale nel 1020. A nord della città, Cunegonda fece invece edificare un monastero benedettino e uno di Canonici. Nel 1014, inoltre, Enrico chiese al Papa di inserire la recita del Credo in tutte le messe festive ed in altre celebrazioni particolari: il Sommo Pontefice acconsentì.
Sceso in Italia nel 1022 per lottare contro i bizantini, Enrico si ammalò, ma sulla via del ritorno, fermatosi nel monastero di Montecassino, guarì miracolosamente dopo aver pregato sulla tomba di san Benedetto. Tuttavia, restò storpio per il resto dei suoi giorni fino alla morte, avvenuta a Bamberga il 13 luglio 1024.
Entrambi i coniugi furono sepolti nella cattedrale di Bamberga. Le loro tombe divennero presto meta di pellegrinaggi. Enrico fu canonizzato nel 1146, per volontà del beato Eugenio III, mentre Cunegonda nel 1200, sotto Innocenzo III. San Pio X ha proclamato Enrico patrono degli Oblati benedettini.

Autore: Federico Catani 
LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura   Gn 49,29-33; 50,15-26
Dio verrà a visitarvi e vi farà uscire da questa terra.

Dal libro della Gènesi
In quei giorni, Giacobbe diede quest’ordine ai suoi figli: «Io sto per essere riunito ai miei antenati: seppellitemi presso i miei padri nella caverna che è nel campo di Efron l’Ittita, nella caverna che si trova nel campo di Macpela di fronte a Mamre, nella terra di Canaan, quella che Abramo acquistò con il campo di Efron l’Ittita come proprietà sepolcrale. Là seppellirono Abramo e Sara sua moglie, là seppellirono Isacco e Rebecca sua moglie e là seppellii Lia. La proprietà del campo e della caverna che si trova in esso è stata acquistata dagli Ittiti». Quando Giacobbe ebbe finito di dare questo ordine ai figli, ritrasse i piedi nel letto e spirò, e fu riunito ai suoi antenati.
Ma i fratelli di Giuseppe cominciarono ad aver paura, dato che il loro padre era morto, e dissero: «Chissà se Giuseppe non ci tratterà da nemici e non ci renderà tutto il male che noi gli abbiamo fatto?». Allora mandarono a dire a Giuseppe: «Tuo padre prima di morire ha dato quest’ordine: “Direte a Giuseppe: Perdona il delitto dei tuoi fratelli e il loro peccato, perché ti hanno fatto del male!”. Perdona dunque il delitto dei servi del Dio di tuo padre!». Giuseppe pianse quando gli si parlò così.
E i suoi fratelli andarono e si gettarono a terra davanti a lui e dissero: «Eccoci tuoi schiavi!». Ma Giuseppe disse loro: «Non temete. Tengo io forse il posto di Dio? Se voi avevate tramato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per compiere quello che oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso. Dunque non temete, io provvederò al sostentamento per voi e per i vostri bambini». Così li consolò parlando al loro cuore.
Giuseppe con la famiglia di suo padre abitò in Egitto; egli visse centodieci anni. Così Giuseppe vide i figli di Èfraim fino alla terza generazione e anche i figli di Machir, figlio di Manasse, nacquero sulle ginocchia di Giuseppe. Poi Giuseppe disse ai fratelli: «Io sto per morire, ma Dio verrà certo a visitarvi e vi farà uscire da questa terra, verso la terra che egli ha promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe». Giuseppe fece giurare ai figli d’Israele così: «Dio verrà certo a visitarvi e allora voi porterete via di qui le mie ossa».
Giuseppe morì all’età di centodieci anni.

Salmo Responsoriale
    Dal Salmo 104 
Voi che cercate Dio, fatevi coraggio.

Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere.
A lui cantate, a lui inneggiate,
meditate tutte le sue meraviglie.

Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto.

Voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
È lui il Signore, nostro Dio:
su tutta la terra i suoi giudizi.

Canto al Vangelo  
1Pt 4,14
Alleluia, alleluia.

Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo,
perché lo Spirito di Dio riposa su di voi.
Alleluia.

Vangelo   Mt 10, 24-33
Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia!
Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».