Messa quotidiana

Omelia 3-10-15

Madonna del Rosario, prega per noi

Beato Nicola da Gesturi (Giovanni Medda) Cappuccino

Gèsturi, Cagliari, 5 agosto 1882 – Cagliari, 8 giugno 1958

 

È l’ultima figura francescana, in ordine di tempo e vissuta a Cagliari, a raggiungere la gloria degli altari, dopo s. Salvatore da Horta (1520-1567) frate Minore, taumaturgo e s. Ignazio da Laconi (1701-1781) cappuccino e questuante.
Nello stesso convento di Cagliari e con lo stesso compito della questua di s. Ignazio, visse santamente il cappuccino fra’ Nicola da Gesturi, beatificato il 3 ottobre 1999 da papa Giovanni Paolo II.
Il suo nome da laico era Giovanni Medda, nacque il 5 agosto 1882 a Gesturi (Cagliari) archidiocesi di Oristano, sesto dei sette figli di Giovanni Medda e Priama Cogoni Zedda, di umili condizioni sociali ma onesti e religiosi.
A quattro anni nel 1886, secondo le usanze del tempo, ricevette la Cresima; nella famiglia entrò ben presto il lutto e la miseria, Giovanni aveva appena cinque anni quando morì il padre e tredici anni quando morì la madre.
Il ragazzo allora venne affidato al suocero di sua sorella Rita, il benestante padrone lo tenne come servo, senza paga alcuna e ricevendo solo alloggio e sostentamento, Giovanni trascorreva le sue giornate tra il lavoro dei campi e il custodire il bestiame.
Morto il suo padrone, passò stabilmente in casa della sorella, sempre come servitore puntuale ed onesto; dopo le prime classi elementari iniziò la vita del contadino.
A 14 anni, il 18 dicembre 1896 Giovanni Medda ricevette la Prima Comunione e da allora prese a vivere tutto teso verso la virtù e la santificazione.
Anche dal cognato per il quale lavorava, non volle ricompensa in denaro, accontentandosi del poco vitto e dell’alloggio in un bugigattolo. La mortificazione in cui viveva fu lo stimolo ad aspirare alla vita sacerdotale, ma la povertà era un’ostacolo insormontabile.
Trascorsero così altri anni, lavorando e coltivando in sé la vocazione che avvertiva sempre più forte; Giovanni Medda aveva 29 anni quando nel marzo 1911, presentato da un’ottima relazione del parroco di Gesturi, entrò nel convento cappuccino di S. Antonio a Cagliari, come Terziario oblato.
Dopo due anni, il 30 ottobre 1913 vestì l’abito cappuccino prendendo il nome di fra’ Nicola; qualche mese dopo fu trasferito al convento di Sanluri, dove fece l’anno di noviziato ed emise la prima professione solenne, fu altalenante fra il convento cappuccino di Sanluri (CA), quelli di Sassari, Oristano, Cagliari, di nuovo a Sanluri; era sempre addetto alla cucina, anche se non suscitava la soddisfazione dei confratelli.
Infatti su segnalazione di un frate, fu esonerato dalla cucina e nel 1924 trasferito a Cagliari, con l’incarico della questua in città.
E per 34 anni svolse questo delicato compito con tenacia e pazienza; sempre percorrendo a piedi con ogni tempo, pioggia, freddo, caldo, chilometri e chilometri; chiedendo la carità in nome di s. Francesco, sempre con le stesse parole, ricevendo l’offerta per i bisogni del convento e per la carità francescana, ma anche offese, ingiurie e prese in giro, da chi vedeva nel questuante un fannullone e un buono a nulla.
Dopo i primi tempi, fra Nicola da Gesturi non chiese più nulla, perché i cagliaritani avevano compreso che quel silenzioso umile frate era una persona eccezionale e le offerte in denaro o in natura, venivano date spontaneamente.
Man mano che gli anni passavano la sua figura divenne sempre più popolare per Cagliari e paesi vicini; molti lo avvicinavano per chiedere consigli, domandavano preghiere, lo invitavano ad entrare in casa e negli ospedali, per dare conforto agli ammalati; si verificarono guarigioni improvvise e aumentò così la sua fama.
Era diventato l’amico e il confidente di tutti e fermato in continuazione, per cui non riusciva più a coprire l’intero territorio, che di solito prima percorreva in un giorno.
La sua era diventata ormai una “presenza” indispensabile; ascoltava tutti ma i privilegiati erano i poveri che visitava anche nelle loro misere case.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la città di Cagliari divenne una delle più bombardate d’Italia, tutti quelli che potevano se ne allontanavano, anche i frati del convento di S. Antonio furono trasferiti altrove, meno quattro fra i quali il Superiore e frate Nicola che non volle allontanarsi.
Tolta la clausura al convento, furono accolti sfollati e persone rimaste sole, curate e sfamate e frate Nicola da Gesturi si faceva in quattro per aiutare e consolare tutti.
Ma la sua benemerita opera non fu circoscritta al convento, andò a soccorrere la folla di miserabili e cenciosi che si erano rifugiati nelle tante grotte sparse per la città; come dopo ogni bombardamento egli accorreva sui luoghi disastrati per portare aiuto ai feriti, consolare i danneggiati, seppellire i morti, per i cittadini di Cagliari egli assunse la figura silenziosa di una visione.
Il silenzio fu la sua costante caratteristica, sia quando riceveva che quando dava, l’interrompeva soltanto per ricordare la volontà di Dio. Il 1° giugno 1958, stremato nel fisico, si presentò al Padre Guardiano e gli disse: “Padre non ne posso più” e chiese di essere esonerato dalla questua.
Il Superiore intuì subito che frate Nicola si avvicinava alla fine; il giorno dopo fu ricoverato in clinica e operato d’urgenza.
Ma tutto fu inutile, dopo quattro giorni, dopo aver ricevuto l’unzione degli infermi e il Viatico, si spense serenamente l’8 giugno 1958 a 76 anni.
La fama della sua santità era grande e i funerali videro l’imponente partecipazione del popolo; decine di migliaia di persone di ogni ceto sociale, resero omaggio alla sua salma e i funerali del giorno 10 furono un’apoteosi.
Dal 1966 al 1971 si ebbe il primo processo per la sua beatificazione avvenuta nel 1999; il 6 giugno 1980 i suoi resti furono traslati e tumulati nella Cappella dell’Immacolata della Chiesa di S. Antonio del Convento dei Cappuccini a Cagliari. La sua celebrazione liturgica è l’8 giugno.
Autore: 
Antonio Borrelli

LITURGIA DELLA PAROLA 
  
Prima Lettura  Bar 4, 5-12.27-29
Chi vi ha afflitti con tanti mali vi darà anche una gioia perenne. 

Dal libro del profeta Baruc
Coraggio, popolo mio, tu, memoria d’Israele!
Siete stati venduti alle nazioni
non per essere annientati,
ma perché avete fatto adirare Dio
siete stati consegnati ai nemici.
Avete irritato il vostro creatore,
sacrificando a dèmoni e non a Dio.
Avete dimenticato chi vi ha allevati, il Dio eterno,
avete afflitto anche colei che vi ha nutriti, Gerusalemme.
Essa ha visto piombare su di voi l’ira divina
e ha esclamato: «Ascoltate, città vicine di Sion,
Dio mi ha mandato un grande dolore.
Ho visto, infatti, la schiavitù in cui l’Eterno
ha condotto i miei figli e le mie figlie.
Io li avevo nutriti con gioia
e li ho lasciati andare con pianto e dolore.
Nessuno goda di me nel vedermi vedova
e abbandonata da molti;
sono stata lasciata sola per i peccati dei miei figli,
perché hanno deviato dalla legge di Dio».
Coraggio, figli, gridate a Dio,
poiché si ricorderà di voi colui che vi ha afflitti.
Però, come pensaste di allontanarvi da Dio,
così, ritornando, decuplicate lo zelo per ricercarlo;
perché chi vi ha afflitto con tanti mali
vi darà anche, con la vostra salvezza, una gioia perenne.

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 68 
Il Signore ascolta i miseri. 

Vedano i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.
A lui cantino lode i cieli e la terra,
i mari e quanto brulica in essi.

Perché Dio salverà Sion,
ricostruirà le città di Giuda:
vi abiteranno e ne riavranno il possesso.
La stirpe dei suoi servi ne sarà erede
e chi ama il suo nome vi porrà dimora.

Canto al Vangelo
   Mt 11,25 

Alleluia, alleluia.

Ti rendo lode, Padre,
Signore del cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.
Alleluia.

Vangelo   Lc 10, 17-24
Rallegratevi che i vostri nomi sono scritti nei cieli.

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, i settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome».
Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».