Poesie

Sant’Atanasio

Vescovo dottore della Chiesa
– Alessandria d’Egitto 295 + 373

Il suo nome significa “immortale”.
Nacque da famiglia cristiana.
Da ragazzo ebbe l’opportunità di ammirare il coraggio dei martiri durante
le persecuzioni.
Diventòdiacono al servizio del vescovo Alessandro,
con il quale partecipò al Conciliodi Nicea nel 325, contro
l’arianesimo, che contestava la divinità di Cristo.
In quell’occasione, Atanasio condannò le teorie ariane, affermando che Gesù è Figlio di Dio consustanziale al Padre, vero Dio e vero uomo.
Morto il vescovo Alessandro, fu proclamato suo successore. Iniziarono persecuzioni, tribolazioni, false accuse, minacce, durate cinquant’anni. Più volte fu costretto all’esilio. Rimase sempre fermo nella fede e coraggioso nella difesa della Verità.
È giustamente iscritto nel numero dei Padri della Chiesa.

Sant’Atanasio, vescovo e dottore:
intrepido custode della fede
e strenuo difensore della Chiesa,
contro di te s’infrange l’arianesimo.

Esce l’editto e già la Chiesa piange
la triste divisione dell’Oriente.
Costantino, Costanzo e poi Valente
parteggiano per Ario, l’eresiarca.

La verità e quindi l’unità
è la bandiera issata da Atanasio.
Patriarca della sede d’Alessandria,
ha vasto territorio suffraganeo.

È stato detto chiaro nel Concilio,
che Cristo è vero Dio e vero Uomo.
Il simbolo apostolico lo recita.
La Chiesa universale lo professa.

Or giustamente il popolo argomenta:
se il Verbo Incarnato non è Dio
non è neppure nostro Salvatore,
quindi cos’è la nostra redenzione?

La realtà del Cristo vero Dio
è dimostrata chiara nei Vangeli:
“Il Padre è in me ed io nel Padre …”.
“Chi vede me, Filippo, vede il Padre”.

I Farisei accusano Gesù
perché egli si fa uguale a Dio
e sono condannati da Gesù
perché negan la sua divinità.

Ogni attributo che conviene al Padre
conviene parimenti al Figlio suo.
Solennemente lo proclama l’inno
composto nel Concilio di Nicea.

Da lottatore impavido Atanasio
difende la dottrina della Chiesa.
Ben cinque volte viene esiliato
con false accuse e misere congiure.

– Sei l’uccisor del vescovo Arsenio! –
E quello ricompare vivo e vegeto! …
Incrocia sulla barca i suoi nemici:
– E Atanasio? – Oh! Non è lontano! –

Lo narra egli stesso divertito.
Egli scrisse “La storia degli ariani”.
Tra un esilio e l’altro venne a Roma.
Parlò dei tanti santi anacoreti.

Scrisse la vita dell’Abate Antonio,
esempio del fiorente monachesimo,
ch’è sorto nell’Egitto ed in Tebaide.
Viva Atanasio, vescovo e dottore.

P. G. Alimonti OFM cap, Vento impetuoso, vol. II, pp 76-77-78