Testimone

Amore sacrificato

Gesù è il poema della misericordia di Dio, è il sogno di tutta l’umanità dal primo all’ultimo uomo. Quando incominciamo a capire che cosa è la bontà, incominciamo a sentire il desiderio di essere come Gesù: pazienti, miti, umili, fare del bene, dare la vita se Egli vuole anche questo. Ecco P. Pio che cosa è stato: un battezzato da questo sogno della misericordia di Dio. S. Paolo ha detto ai Corinti: Gesù è l’autore della riconciliazione, però ha affidato a noi questo compito. Quindi insieme al compito di consegnarci la verità di Dio, il sacerdote, il ministro di Dio ha anche il compito di riconsegnarci alla misericordia di Dio, riconciliandoci con Dio. L’apostolato di Padre Pio inizia lì: dentro quel tribunale che è il confessionale. Che cosa faceva Padre Pio? Ascoltava. Perché ci sia una riconciliazione con Dio bisogna che il peccatore parli e il sacerdote ascolti. Il peccatore deve parlare, deve riprendere la parola nei confronti di Dio. Così dimostra di distinguere il peccato dalla grazia, il bene dal male. Solo quando decide di andare verso il Signore, perché la grazia lo ha richiamato, allora parla e Dio ascolta e deputa all’ascolto il suo ministro.15

Ho visto Padre Pio ascoltare la mia confessione: ogni volta sembrava che esistesse solo per quello; tanta attenzione e premura. Sembrava che trattenesse il respiro. Io tremavo perchè sentivo l’importanza di quella azione di grazia. Ero felice di potergli dire quello che avrei detto a Gesù se fosse stato al posto suo. Mano a mano si provava sollievo, conforto, liberazione. Quando arrivava l’assoluzione ti alzavi e non avevi più braccia e gambe ma avevi le ali nello spirito, le ali nel cuore, eri una creatura nuova.

San Paolo ha detto che la riconciliazione con Dio fa di noi una creatura nuova. Una creatura senza il morso della colpa, senza il peso della morte che la colpa causa e si risale su. Dalla riconciliazione poi alla restituzione del dovuto a Dio e che cosa è dovuto a Dio? Prima di tutto l’amore, perché Dio è prima di tutto amore, poi restituiamo a Dio anche il sacrificio, perché Gesù nell’amore sommo si è sacrificato e chi si riconcilia con Dio scopre la preziosità del sacrificio.

Prima la purezza del cuore, dell’anima, della mente; poi la necessità di contraccambiare l’amore di Gesù. San Paolo dice di essere felice perché è crocifisso con Cristo e Luca, l’evangelista, scrive: i discepoli erano felici di patire per amore di Cristo. Leggete la vita di qualsiasi santo o santa e trovate che la loro felicità sta nel patire per lo stesso motivo per cui Gesù ha patito.piocroce

Padre Pio ha amato e per amore ha chiesto la croce.

Padre Pio mi disse un giorno: figlio mio, un giorno senza dolore e io morirei di dolore. Ora sposando così l’ideale di Cristo, la croce che è sacrificio, diventa vita. E però croce è; non c’è da illudersi! Ma che cosa si prova nello spirito? Lo dobbiamo domandare a chi è capace di questo eroismo. Comunque P. Pio è questo, è la risposta all’amore crocifisso. Tutto diventa bello e santo se è bagnato dal sangue per amore di Gesù e se ogni gesto, ogni passo che diamo è dato e compiuto per amore. P. Pio ha potuto avere esperienze mistiche che ha descritto nelle lettere. Un arcivescovo ultimamente mi diceva: l’Epistolario è un monumento di ascetica, è un monumento di teologia mistica, ogni parola va letta con estrema attenzione. Ha detto: sono tre volte che leggo tutto l’Epistolario, 4 volumi, e mi trovo sempre a voler ricominciare daccapo. Che scuola di meraviglie di Dio! P. Pio ha provato persino la pena dell’inferno, lo descrive lì, nelle lettere ai suoi confessori. Dice io ho sentito quando dietro le mie spalle si è chiusa la porta della speranza, Dio mi ha lasciato a patire come un dannato. Guardate a quale vertiginoso buio Dio abbandona l’anima che vive solo per amore. Perché da quella prova di P. Pio vengono riconciliate tantissime anime.

Senza riconciliazione dove andremmo anche noi? Perciò con Cristo riconciliatore e anche l’uomo di Dio si fa riconciliatore, deve sperimentare sì la pena della dannazione, la pena dell’inferno, misticamente certo, e quanto è prezioso quel patire fino in fondo!

A vederlo straziato così, non si sapeva cosa fare. Riversava tutto, non riusciva a mandare giù niente, nemmeno una goccia d’acqua. La febbre andava oltre 50, il cuore gli batteva forte, la tosse era continua, così la bronchite asmatica. Era uno strazio. Non si poteva far niente. E come se tutto questo non fosse niente, egli continuava a chiedere a Dio di patire. Ha scritto: io sento che il Signore mi ha esaudito e tutta la mia vita sarà un continuo martirio. Sono felice di questo martirio. Ha anche affermato: un istante di martirio spirituale è più terribile di mille martiri fisici.

Il prezzo della riconciliazione con Dio è un amore sacrificato.

La spiritualità dei gruppi di preghiera quale è? È questa comunione continua con il Signore. Quando apriamo gli occhi la mattina dobbiamo sentire subito il bisogno di dire: grazie Gesù. Appena cominciamo a camminare che cosa sentiamo? Il desiderio di andare a ricevere Gesù nella comunione: Vieni, Signore Gesù. Lo abbiamo ricevuto? Gli diciamo ancora: Signore resta con noi, non ci lasciare e poi apriamo gli occhi anche su tutta l’umanità; quante persone soffrono, quanti malati, quanti bambini orfani, quanti giovani esposti a tentazioni terribili, rischiano ogni giorno di finire ingoiati dalla droga e da altri facili vizi di oggi. Per difendere i giovani, per confortare i malati, noi dobbiamo pregare molto, senza stancarci e confidando nella potenza di Dio, che nonostante tanti peccati – siamo tutti peccatori – Dio non abbandona l’umanità ma continua a tendere le braccia, continua a stringerci al cuore e continua ancora a dirci: Figlio mio, tu ti eri allontanato ma Io non ti ho abbandonato, sono rimasto all’angolo della strada, lì ad aspettare, finalmente sei tornato: adesso sono felice anch’Io.

P. Guglielmo A, Omelia del 10/11/1988, Pretaro di Francavilla