Messa quotidiana

Omelia 7-3-17

 

Ss. PERPETUA E FELICITA

martiri (+ 202/3)

La crudeltà dell’uomo contro l’uomo è giunta in ogni tempo a limiti brutali; ma la forza di Cristo risorto trionfa rimettendo «in circolazione» l’Amore. Tutta la Chiesa rende oggi lode al Padre per la meravigliosa testimonianza di due giovani spose e di alcuni cristiani e catecumeni avvenuta a Thuburbo minus (Cartagine), piccolo centro dell’Africa romana. Perpetua, donna patrizia e Felicita, sua schiava, già unite dalla fede, lo furono di più dal martirio e confessarono insieme la verità di Cristo. Il racconto della loro «Passione» è una delle più belle pagine dell’antichità cristiana: «La gioia era dipinta sui loro volti, essa brillava nei loro occhi, traspariva dai loro gesti e scoppiava nelle loro parole». Il canto dei Salmi che Perpetua contrappose allo schiamazzo della folla è uno dei segreti di questa gioia formidabile.

Chiamati ed eletti alla gloria del Signore

Dalla «Narrazione del martirio dei santi martiri cartaginesi»
(Cap. 18. 20-21; dall’ed. van Beek, Nimega, 1936, pp. 42. 46-52)

Spuntò il giorno della vittoria dei martiri e dal carcere si recarono all’anfiteatro, come se andassero in cielo, raggianti in volto, dignitosi, trepidanti più per la gioia che per la paura.
Perpetua per prima fu scagliata in alto dalla vacca e ricadde sul fianco. Così si alzò e avendo visto Felicità gettata a terra, le si accostò, le porse la mano e la rialzò. E ambedue stettero in piedi insieme. Vinta la durezza della folla, furono richiamate alla porta Sanavivaria.
Ivi Perpetua, accolta da un catecumeno di nome Rustico che le stava accanto, e come destata dal sonno (talmente era fuori dei sensi e rapita in estasi), cominciò a guardarsi attorno e disse tra loro stupore di tutti: «Quando saremo esposte là a quella vacca?». E avendo sentito che ciò era già avvenuto, non volle crederci prima di aver notato i segni di maltrattamento sul suo corpo e sul vestito. Quindi, fatto chiamare suo fratello e quel catecumeno, li esortò dicendo: «Siate saldi nella fede, amatevi tutti a vicenda e non prendete occasione di scandalo dalle nostre sofferenze».
A sua volta Sàturo presso un’altra porta stava esortando il soldato Pudente. Disse fra l’altro: «Insomma proprio come avevo supposto e predetto, finora non ho sperimentato nessuna fiera. Ma ora credi di tutto cuore: ecco io vado laggiù e sarò finito da un solo morso di leopardo».
E subito, sul finire dello spettacolo, gettato in pasto al leopardo, con un solo morso fu bagnato di tanto sangue che il popolo diede testimonianza al suo secondo battesimo gridando: «E’ salvo il lavato è salvo il lavato!». davvero era salvo colui che si era lavato in tal modo!
Allora disse al soldato Pudente: «Addio, ricordati della fede e di me; queste cose non ti turbino, ma ti confermino». Nello stesso tempo si fece dare l’anello del suo dito e immersolo nella sua ferita glielo restituì come eredità, lasciandogli il pegni e il ricordo del suo sangue. Venne quindi disteso, ormai esanime, insieme con gli altri al solito posto per il colpo di grazia.
E siccome il popolo reclamava che quelli fossero portati in vista del pubblico al centro dell’anfiteatro, per poter fissare sulle loro membra i suoi occhi, complici dell’assassinio, mentre la spada penetrava nel loro corpo, essi si alzarono spontaneamente e si recarono là dove il popolo voleva, dopo essersi prima baciati per terminare il martirio con questo solenne rito di pace.
Tutti gli altri ricevettero il colpo di spada immobili e in silenzio: tanto più Sàturo, che nella visione di Perpetua era salito per primo, per primo rese lo spirito. Egli infatti era in attesa di Perpetua. Essa poi per gustare un po` di dolore, trafitta nelle ossa, gettò un grido, e lei stessa guidò alla sua gola la mano incerta del gladiatore, ancora novellino. Forse una donna di tale grandezza, che era temuta dallo spirito immondo, non avrebbe potuto morire diversamente, se non l’avesse voluto lei stessa.
O valorosi e beatissimi martiri! Voi siete davvero i chiamati e gli eletti alla gloria del Signore nostro Gesù Cristo!

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura    Is 55, 10-11
La mia parola opera ciò che desidero.

Così dice il Signore:
«Come la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 33
Il Signore libera i giusti da tutte le loro angosce.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.

Gridano i giusti e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.

Canto al Vangelo   Mt 4,4
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

Vangelo   Mt 6, 7-15
Voi dunque pregate così.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:

Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.

Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».