Messa quotidiana

Santa Messa 13-2-22

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VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Anno C

Un Annuncio che Trasforma il Mondo: Le BeatitudiniCon questa domenica si inizia la lettura del discorso del «piano» in cui Luca presenta la nuova legge, la vita morale del cristiano. In fondo ogni morale naturale si può riassumere in questa norma: agisci secondo quello che sei. L’azione morale è chiusa negli orizzonti della natura. Nella Bibbia le cose vanno diversamente.
La formula classica della legge morale nell’Antico Testamento inco­mincia così: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù: Non avrai altri dèi di fronte a me» (Es 20,2-3). Fissa poi i precetti morali: non uccidere, non rubare, non commettere adulterio. Si inizia con una dichiarazione di fatti storici, visti alla luce della fede. I fatti si riferiscono alla liberazione del popolo dalla schiavitù e al suo costituirsi come libera nazione. I comandamenti sono il corollario di avvenimenti.
Nel Nuovo Testamento l’impostazione è analoga: l’insegnamento morale è connesso con l’annuncio del Vangelo. Ma vi è un fatto, un evento Storico preciso da cui deriva l’impegno morale.

L’ora zero della esperienza umana
Nell’evento-Gesù e arrivata l’ «ora zero della esperienza umana». L’ora che esige l’atto supremo. Questa situazione radicalmente nuova, l’ingresso del Dio «Santo» nella storia, si realizza senza il contributo o il calcolo da parte umana, ma semplicemente per un atto di Dio.
Ma questa situazione cambia l’esistenza. Viene trasformato alla radice il rapporto dell’uomo con Dio e di conseguenza il rapporto con gli altri e con le cose.
Il quadro dei valori nella sua globalità viene rivoluzionato. Crea una situazione nuova che non è possibile eludere. Esige una risposta, il si o il no, la fede o l’incredulità; l’accettazione comporta una «vita nuova».
L’evento-Gesù è la grande occasione offerta agli uomini di instaurare un nuovo genere di rapporto con Dio in cui non è lecito eludere i grandi impegni morali, mentre le possibilità della vita vengono illimitatamente allargate.

Le beatitudini: capovolgimento di valori
Le beatitudini (vangelo) esprimono il capovolgimento radicale dei valori che l’evento-Gesù ha realizzato. Sono il «segno» dell’evento. Con esse Luca proclama l’avveramento delle promesse messianiche (Beati i poveri: Is 61,1ss; Lc 4,18-19.21; 7,22; 10,21ss. Beati voi che ora avete fame…: Is 25,6; Lc 22,16-30. Beati voi che ora piangete…: Is 35,10; Lc 2,25).
In questi poveri e nei perseguitati Luca vede la Chiesa in cui vive (At 14,12; Lc 11,49ss; 12,4-7.51ss; 21,12-19; 22,35-38).
Chi dice di si all’evento-Gesù prova la gioia di sentirsi amato da Dio e inserito nella storia della salvezza partecipando alla sorte dei profeti e di Gesù. I quattro «guai» presentano la sorte opposta di chi dice di no, di chi non crede al Vangelo e perciò non si inserisce nella storia salvifica.
Le beatitudini non sono separabili dalla persona che le ha pronunciate. Gesù è l’ «uomo delle beatitudini». Solo perché lui è risorto (seconda lettura), è vero che sono beati i poveri e la nostra fede non è vana (1 Cor 15).

Le beatitudini: legge o Vangelo?
Le beatitudini non sono legge ma Vangelo. La legge affida l’uomo alle proprie forze e lo incita ad adeguarsi fino all’estremo. Il Vangelo invece pone l’uomo di fronte al dono di Dio e lo incita a fare di tale, inesprimibile dono, il fondamento della vita.
In una civiltà di profitto, in cui il denaro è l’idolo a cui si sacrifica l’uomo e ogni altro valore, in un mondo superindustrializzato e superassicurato, in cui non c’è più spazio per l’autentica libertà, solamente «l’uomo delle beatitudini», l’uomo libero dalle cose, può far riscoprire il vero volto dell’uomo.
Gesù loda quei poveri che vivono contemporaneamente in due mondi: quello presente e quello escatologico; minaccia i ricchi the vivono in un solo mondo: il mondo che incatena quasi inevitabilmente colui che conduce una vita comoda.
Il ricco è così presto soddisfatto di ciò che possiede, che non fa il viaggio verso la profondità del suo essere.
Il povero invece possiede solo la solitudine, ma la vive con quel coraggio che lo porta alla profondità del suo essere, là dove un mondo nuovo e percepito. Solitario in questo ordine, egli condivide già le vittorie e rivela la vicinanza di questo nuovo mondo che avanza faticosamente, attraverso riuscite e sconfitte, vittorie e tradimenti.

La parola di Dio è sorgente inesauribile di vita

Dai «Commenti dal Diatessaron» di sant’Efrem, diacono (1, 18-19; SC 121, 52-53)
Chi è capace di comprendere, Signore, tutta la ricchezza di una sola delle tue parole? E’ molto più ciò che ci sfugge di quanto riusciamo a comprendere. Siamo proprio come gli assetati che bevono ad una fonte. La tua parola offre molti aspetti diversi, come numerose sono le prospettive di coloro che la studiano. Il Signore ha colorato la sua parola di bellezze svariate, perché coloro che la scrutano possano contemplare ciò che preferiscono. Ha nascosto nella sua parola tutti i tesori, perché ciascuno di noi trovi una ricchezza in ciò che contempla.
La sua parola è un albero di vita che, da ogni parte, ti porge dei frutti benedetti. Essa è come quella roccia aperta nel deserto, che divenne per ogni uomo, da ogni parte, una bevanda spirituale. Essi mangiarono, dice l’Apostolo, un cibo spirituale e bevvero una bevanda spirituale (cfr. 1 Cor 10, 2).
Colui al quale tocca una di queste ricchezze non creda che non vi sia altro nella parola di Dio oltre ciò che egli ha trovato. Si renda conto piuttosto che egli non è stato capace di scoprirvi se non una sola cosa fra molte altre. Dopo essersi arricchito della parola, non creda che questa venga da ciò impoverita. Incapace di esaurirne la ricchezza, renda grazie per la immensità di essa. Rallegrati perché sei stato saziato, ma non rattristarti per il fatto che la ricchezza della parola ti superi. Colui che ha sete è lieto di bere, ma non si rattrista perché non riesce a prosciugare la fonte. E’ meglio che la fonte soddisfi la tua sete, piuttosto che la sete esaurisca la fonte. Se la tua sete è spenta senza che la fonte sia inaridita, potrai bervi di nuovo ogni volta che ne avrai bisogno. Se invece saziandoti seccassi la sorgente, la tua vittoria sarebbe la tua sciagura. Ringrazia per quanto hai ricevuto e non mormorare per ciò che resta inutilizzato. Quello che hai preso o portato via è cosa tua, ma quello che resta è ancora tua eredità. Ciò che non hai potuto ricevere subito a causa della tua debolezza, ricevilo in altri momenti con la tua perseveranza. Non avere l’impudenza di voler prendere in un sol colpo ciò che non può essere prelevato se non a più riprese, e non allontanarti da ciò che potresti ricevere solo un pò alla volta.


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura  Ger 17,5-8
Maledetto chi confida nell’uomo; benedetto chi confida nel Signore.

Dal libro del profeta Geremia
Così dice il Signore:
«Maledetto l’uomo che confida nell’uomo,
e pone nella carne il suo sostegno,
allontanando il suo cuore dal Signore.
Sarà come un tamarisco nella steppa;
non vedrà venire il bene,
dimorerà in luoghi aridi nel deserto,
in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
Benedetto l’uomo che confida nel Signore
e il Signore è la sua fiducia.
È come un albero piantato lungo un corso d’acqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi,
nell’anno della siccità non si dà pena,
non smette di produrre frutti».

Salmo Responsoriale
  Dal Salmo 1
Beato l’uomo che confida nel Signore.

Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.

È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.

Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.

Seconda Lettura
  1 Cor 15,12.16-20
Se Cristo non è risorto,vana è  la nostra fede.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti?
Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti.
Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini.
Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti.

Canto al Vangelo
  Lc 6, 23
Alleluia, alleluia.

Rallegratevi ed esultate, dice il Signore,
perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo.

Oppure:  Lc 6,23
Rallegratevi ed esultate, dice il Signore,
perché la vostra ricompensa é grande nei cieli.
Alleluia.

  
Vangelo 
  Lc 6,17.20-26
Beati i poveri. Guai a voi, ricchi.

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne.
Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».