Messa quotidiana

Santa Messa 29-1-24

BEATO MANUEL DOMINGO Y SOL

«Chiunque avesse a che fare con lui aveva l’impressione di essere il suo preferito». Non è un complimento da poco: per tutti e, in particolare, per i sacerdoti, chiamati ad incarnare la bontà e la tenerezza di Gesù verso ogni creatura. E questo dicevano quanti avevano la fortuna di incrociare sulla loro strada don Manuel Domingo y Sol, un prete «buono, esemplare e pio, dotato di un buonumore impagabile, con un carattere semplice, sano, da contadino».
Nato a Tortosa il 1° aprile 1836 e prete a ventiquattro anni, don Manuel è prima viceparroco e successivamente parroco in alcune parrocchie della diocesi. Sa predicare e sa farsi ascoltare, così lo annoverano quasi subito tra i predicatori delle missioni al popolo.
Al vescovo però non sfuggono l’intelligenza viva e le capacità di quel giovane prete e lo manda, nel 1862, all’università di Valencia per la licenza di teologia, che lui consegue tre anni più tardi. Subito dopo lo assegna come confessore di tre conventi di clausura e in più gli chiede, nel 1864, di insegnare religione in alcuni collegi.
Don Manuel si tuffa in mezzo nell’ambiente giovanile con la forza di un apostolo e il carisma di un profeta. Questa sua lunga frequentazione dei giovani, di cui è insegnante, consigliere, direttore spirituale, lo porta a constatare la loro sete di Dio e, contemporaneamente, la carenza di “operai” adeguatamente formati per i vari campi di apostolato.
Incredibile a dirsi, questo prete che conquista i giovani e che si lascia “mangiare” da loro, non ha però ancora trovato la sua vera vocazione e ancora sta cercando di sapere cosa il Signore vuole veramente da lui.
Lo scopre, in modo del tutto imprevedibile, in una gelida giornata del febbraio 1873, in cui si imbatte in Ramón Valero, un seminarista che sta chiedendo l’elemosina e che abita in una catapecchia da quando il seminario di Tortosa è stato distrutto dalla Rivoluzione del 1868.
Don Manuel viene così a conoscere tutta la miseria in cui vivono questi giovani, desiderosi nonostante tutto di coronare la loro vocazione: senza cibo se non quello che viene loro donato per carità, senza formazione né guida spirituale, senza luce e riscaldamento che sarebbero le condizioni minime per poter studiare di sera.
Don Manuel, folgorato da quanto Ramon gli ha fatto intravedere, senza perdere tempo, già sette mesi dopo apre la prima “Casa di san Giuseppe”, le cui porte si aprono per i primi ventiquattro seminaristi poveri. Che tre anni dopo sono già diventati novantotto e sei anni dopo sono addirittura più che triplicati.
Quasi senza che lui se ne accorga, il Signore gli ha messo in cuore una grande passione per le vocazioni. «Tanti e buoni sacerdoti» è lo slogan che conia in quegli anni e che dice tutta la sua passione nel far nascere e soprattutto nel formare nuove vocazioni sacerdotali.
La sua pedagogia vocazionale si fonda su quattro pilastri: la selezione dei candidati, il clima formativo che deve avere carattere familiare, la fraternità universale e un’intensa vita spirituale. Quest’ultima, a sua volta, deve saldamente poggiare sull’Eucaristia e deve irradiarsi attraverso la devozione al Sacro Cuore e alla Madonna.
Per dare continuità alla sua opera fonda la Fraternità dei Sacerdoti Operai del Cuore di Gesù, con una spiritualità riparatrice e con il carisma specifico di curare la formazione dei futuri sacerdoti. Mentre le sue “Case” si moltiplicano, don Manuel fonda a Roma nel 1892 il Collegio Spagnolo, che ha formato più di tremila sacerdoti e che ha dato alla Chiesa oltre settanta vescovi.
Don Manuel muore il 29 gennaio 1909. I suoi resti mortali riposano dal 21 aprile 1926 nel Tempio della Riparazione di Tortosa, già chiesa dei Mercedari, da lui stesso fatto riedificare e inaugurato nel 1903.
È stato beatificato il 29 marzo 1987 dal Papa san Giovanni Paolo II. Dopo di lui, sono stati beatificati altri trenta Sacerdoti Operai, tutti martiri durante la persecuzione religiosa della guerra civile spagnola.

Preghiera
O Dio,
che hai suscitato
nel Beato Manuel Domingo y Sol
il senso profondo di ogni vocazione,
specialmente della vocazione sacerdotale;
concedici, per la sua intercessione,
apostoli coraggiosi delle vocazioni,
generose risposte alle tue chiamate,
e donaci la grazia
che ti chiediamo per la sua intercessione.
Per Gesù Cristo, nostro Signore. Amen.


Autore: 
Gianpiero Pettiti

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura   2 Sam 15, 13-14. 30; 16, 5-13
Fuggiamo dalle mani di Assalonne. Lasciate che Simei maledica, poiché glielo ha ordinato il Signore.

Dal secondo libro di Samuèle
In quei giorni, arrivò un informatore da Davide e disse: «Il cuore degli Israeliti è con Assalonne». Allora Davide disse a tutti i suoi servi che erano con lui a Gerusalemme: «Alzatevi, fuggiamo; altrimenti nessuno di noi scamperà dalle mani di Assalonne. Partite in fretta, perché non si affretti lui a raggiungerci e faccia cadere su di noi la rovina e passi la città a fil di spada».
Davide saliva l’erta degli Ulivi, saliva piangendo e camminava con il capo coperto e a piedi scalzi; tutta la gente che era con lui aveva il capo coperto e, salendo, piangeva.
Quando poi il re Davide fu giunto a Bacurìm, ecco uscire di là un uomo della famiglia della casa di Saul, chiamato Simei, figlio di Ghera. Egli usciva imprecando e gettava sassi contro Davide e contro tutti i servi del re Davide, mentre tutto il popolo e tutti i prodi stavano alla sua destra e alla sua sinistra. Così diceva Simei, maledicendo Davide: «Vattene, vattene, sanguinario, malvagio! Il Signore ha fatto ricadere sul tuo capo tutto il sangue della casa di Saul, al posto del quale regni; il Signore ha messo il regno nelle mani di Assalonne, tuo figlio, ed eccoti nella tua rovina, perché sei un sanguinario».
Allora Abisài, figlio di Seruià, disse al re: «Perché questo cane morto dovrà maledire il re, mio signore? Lascia che io vada e gli tagli la testa!». Ma il re rispose: «Che ho io in comune con voi, figli di Seruià? Se maledice, è perché il Signore gli ha detto: “Maledici Davide!”. E chi potrà dire: “Perché fai così?”».
Poi Davide disse ad Abisài e a tutti i suoi servi: «Ecco, il figlio uscito dalle mie viscere cerca di togliermi la vita: e allora, questo Beniaminita, lasciatelo maledire, poiché glielo ha ordinato il Signore. Forse il Signore guarderà la mia afflizione e mi renderà il bene in cambio della maledizione di oggi».
Davide e la sua gente continuarono il cammino.

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 3
Sorgi, Signore! Salvami, Dio mio!

Signore, quanti sono i miei avversari!
Molti contro di me insorgono.
Molti dicono della mia vita:
«Per lui non c’è salvezza in Dio!».

Ma tu sei mio scudo, Signore,
sei la mia gloria e tieni alta la mia testa.
A gran voce grido al Signore
ed egli mi risponde dalla sua santa montagna.

Io mi corico, mi addormento e mi risveglio:
il Signore mi sostiene.
Non temo la folla numerosa
che intorno a me si è accampata. 

Canto al Vangelo  Lc 7,16 
Alleluia, alleluia.

Un grande profeta è sorto tra noi,
e Dio ha visitato il suo popolo.
Alleluia.

Vangelo  Mc 5, 1-20
Esci, spirito impuro, da quest’uomo!

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro.
Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.
Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese.
C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare.
I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.
Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.