Messa quotidiana

Omelia 22-11-15

L’eterno riposo dona loro Signore, splenda ad essi la luce perpetua, riposino in pace. Amen

XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO
RE DELL’UNIVERSO
Anno B – Solennità  
 

 
Cristo Signore fa liberi gli uomini

Le letture proposte nel formulario liturgico ci aiutano a comprendere la profonda natura della regalità di Gesù Cristo. Gesù di Nazaret si è presentato come un re, ma il suo regno non è di questo mondo. Comincia a edificarsi quaggiù, ma non fa alcuna concorrenza ai regni terrestri. Durante tutta la sua vita pubblica, Gesù ha badato con cura estrema che non si potesse dare un’interpretazione politica alla sua missione. A parecchie riprese lo vogliono fare re, ma ogni volta egli si sottrae.

Cristo, re di un regno diverso
Gesù Cristo è re, perché è l’unico mediatore della salvezza di tutta la creazione. In lui, tutte le cose trovano il loro compimento, la loro vera consistenza secondo il disegno creatore di Dio. Dio continua a creare per mezzo dell’amore, e tutta la creazione è chiamata, nell’uomo, a partecipare alla sua stessa vita divina, a entrare nella sua Famiglia.
Questo disegno di amore si compie soltanto nell’invio dell’Uomo-Dio perché solo l’Uomo-Dio è capace, nella sua umanità, di far entrare nella Famiglia del Padre. Se tale è il disegno creatore di Dio, è in Gesù Cristo che tutta la creazione trova il punto d’appoggio della sua consistenza definitiva (cf Eb 1,3; Col 1,17). In questo senso Gesù Cristo è il primogenito di ogni creatura; egli è il re della creazione perché egli solo è l’immagine di Dio invisibile, e la realizzazione del disegno creatore dipende unicamente da lui. Ma, poiché la creazione si è staccata dal suo Dio per effetto del peccato, la regalità di Gesù Cristo assume l’aspetto di una riconciliazione universale che egli opera versando il suo sangue sulla croce.

Cristo rispetta la libertà e la responsabilità dell’uomo
La regalità di Cristo è universale e ha un reale potere su tutto e su tutti; nessuna realtà creata sfugge al suo giudizio supremo. Egli ha acquistato questa regalità per mezzo della sua morte sulla croce in remissione di tutti i peccati. Il primogenito di ogni creatura è pure il primogenito di fra i morti, il risorto.
La regalità di Cristo è un tema cristologico abbondantemente sfruttato nella tradizione ecclesiastica, per le sue concrete incidenze sul ruolo della Chiesa nel mondo. La riflessione teologica su questo argomento ha  talora peccato  di gratuità; a più riprese si è degradata in una ideologia giustificatrice di una situazione contingente della Chiesa, che alcuni si auguravano di veder continuare. In particolare, il tema è servito per spiegare i rapporti fra la Chiesa e il mondo in un «regime di cristianità», senza tener abbastanza conto del carattere transitorio di quest’ultimo. Quando questo stato di cose ha cominciato a scricchiolare alcuni si sono riferiti alla regalità di Cristo per difendere certe istituzioni e combattere i nemici della Chiesa con spirito non alieno da clericalismo. D’altra parte l’avvento del mondo moderno rischia di mettere in causa una giusta concezione della regalità universale di Cristo, relegandola al puro dominio dello spirito.

La regalità di Cristo è per la regalità dell’uomo
Quando Pio XI istituì, nel 1925, la festa di Cristo Re, intendeva reagire contemporaneamente agli eccessi del laicismo moderno che fa a meno di Dio, e a quelli del cesaropapismo e del clericalismo di ieri tentati di «servirsi» di Dio. Ma certo le eredità del passato erano tali che alcuni cristiani hanno preso questa festa come un’arma per difendere l’ordine antico e rifiutare il mondo che veniva; mentre i laicisti si sono irrigiditi sulle loro posizioni di rifiuto. Oggi, altri cristiani, preoccupati di una riconciliazione della Chiesa col mondo e del mondo con la Chiesa, vedono in questa proclamazione della regalità di Cristo  un ostacolo al  loro irenismo.
Ma la festa di Cristo Re può essere l’occasione per approfondire una verità essenziale della nostra fede e per rivalutare il contenuto di questa regalità nel contesto dei nuovi rapporti Chiesa-mondo.
Cristo è re per creare un popolo regale, libero da ogni asservimento dell’uomo, per favorire e accogliere le risorse, le consuetudini, le ricchezze dei popoli, purificarle, consolidarle, elevarle(cf LG 13). In particolare, i laici, partecipi della regalità di  Cristo,devono operare per la promozione della persona umana, per animare di spirito evangelico le realtà temporali, e dare così testimonianza concreta che Cristo Re è liberatore e salvatore di tutto l’uomo e di tutti gli uomini. Cristo, l’uomo nuovo, solidale con la comunità umana, eleva e perfeziona, nel suo mistero pasquale, l’attività degli uomini per una migliore, più umana convivenza nella collaborazione, nella fraternità,  nella pace  (cf GS 22; 32;33-45; 77-78; 92-93).

Venga il tuo regno

Dall’opuscolo «La preghiera» di Origène, sacerdote  (Cap. 25; PG 11, 495-499)
Il regno di Dio, secondo la parola del nostro Signore e Salvatore, non viene in modo da attirare l’attenzione e nessuno dirà: Eccolo qui o eccolo là; il regno di Dio è in mezzo a noi (cfr. Lc 16, 21), poiché assai vicina è la sua parola sulla nostra bocca e nel nostro cuore (cfr. Rm 10, 8). Perciò, senza dubbio, colui che prega che venga il regno di Dio, prega in realtà che si sviluppi, produca i suoi frutti e giunga al suo compimento quel regno di Dio che egli ha in sé. Dio regna nell’anima dei santi ed essi obbediscono alle leggi spirituali di Dio che in lui abita. Così l’anima del santo diventa proprio come una città ben governata. Nell’anima dei giusti è presente il Padre e col Padre anche Cristo, secondo quell’affermazione: «Verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23).
Ma questo regno di Dio, che è in noi, col nostro instancabile procedere giungerà al suo compimento, quando si avvererà ciò che afferma l’Apostolo del Cristo. Quando cioè egli, dopo aver sottomesso tutti i suoi nemici, consegnerà il regno a Dio Padre, perché Dio sia tutto in tutti (cfr. 1 Cor 15, 24. 28). Perciò preghiamo senza stancarci. Facciamolo con una disposizione interiore sublimata e come divinizzata dalla presenza del
Verbo. Diciamo al nostro Padre che è in cielo: «Sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno» (Mt 6, 9-10). Ricordiamo che il regno di Dio non può accordarsi con il regno del peccato, come non vi è rapporto tra la giustizia e l’iniquità né unione tra la luce e le tenebre né intesa tra Cristo e Beliar (cfr. 2 Cor 6, 14-15).
Se vogliamo quindi che Dio regni in noi, in nessun modo «regni il peccato nel nostro corpo mortale» (Rm 6, 12). Mortifichiamo le nostre « membra che appartengono alla terra» ( Col 3, 5). Facciamo frutti nello Spirito, perché Dio possa dimorare in noi come in un paradiso spirituale. Regni in noi solo Dio Padre col suo Cristo. Sia in noi Cristo assiso alla destra di quella potenza spirituale che pure noi desideriamo ricevere. Rimanga finché tutti i suoi nemici, che si trovano in noi, diventino «sgabello dei suoi piedi» (Sal 98, 5), e così sia allontanato da noi ogni loro dominio, potere ed influsso. Tutto ciò può avvenire in ognuno di noi. Allora, alla fine, «ultima nemica sarà distrutta la morte» (1 Cor 25, 26). Allora Cristo potrà dire dentro di noi: «Dov’è , o morte, il tuo pungiglione? Dov’è , o morte, la tua vittoria? » ( Os 13, 14; 1 Cor 15, 55). Fin d’ora perciò il nostro «corpo corruttibile» si rivesta di santità e di « incorruttibilità; e ciò che è mortale cacci via la morte, si ricopra dell’immortalità» del Padre (1 Cor 15, 54). Così regnando Dio in noi, possiamo già godere dei beni della rigenerazione e della risurrezione.

 

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura   Dn 7, 13-14
Il suo potere è un potere eterno.

Dal libro del profeta Daniele

Guardando nelle visioni notturne,
ecco venire con le nubi del cielo
uno simile a un figlio d’uomo;
giunse fi­no al vegliardo e fu presentato a lui.
Gli furono dati potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano:
il suo potere è un potere eterno,
che non finirà mai,
e il suo regno non sarà mai distrutto.

Salmo Responsoriale
    Dal Salmo 92
Il Signore regna, si riveste di splendore.

Il Signore regna, si riveste di maestà:

si riveste il Signore, si cinge di forza.
È stabile il mondo, non potrà vacillare.
Stabile è il tuo trono da sempre, dall’eternità tu sei.
Davvero degni di fede i tuoi insegnamenti!
La santità si addice alla tua casa
per la durata dei giorni, Signore.

Seconda Lettura
   Ap 1, 5-8
Il sovrano dei re della terra ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio.

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo

Gesù Cristo è il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra.
A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.

Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero, e per lui tutte le tribù della ter­ra si batteranno il petto. Sì, Amen!
Dice il Signore Dio: Io sono l’Alfa e l’Omèga, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente! 

Canto al Vangelo   Mc 11,9.10
Alleluia, alleluia.

Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!
Alleluia.

 Vangelo   Gv 18, 33b-37
Tu lo dici: io sono re.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giu­deo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno con­segnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».