Testimone

Padre, che faresti

Padre Pio ha affermato che Gesù lo ha “scelto senza alcun merito per essere aiutato nel grande negozio di salvare le anime”. Fa parte della missione della Chiesa e lo sarà fino alla fine dei secoli.
All’interno del popolo di Dio ci sono i grandi condottieri, i luminosi testimoni, i gloriosi martiri del sangue e dell’amore. Percorrono decisi la via aperta da Gesù.
La Chiesa li educa, li sostiene, li manda, li glorifica, li invoca.
Santa Chiara, la pianticella di Francesco, dice che lei ha uno specchio e si chiama Gesù. Nelle quattro celebri lettere che scrive alla regina Agnese di Praga, riversa tutto il suo amore verginale e di esultanza di sposa.
Del resto Maria, la Madre Vergine e Immacolata del Redentore, è la prima ad elevare con giubilo profetico e i7Gneffabile il canto del Magnificat. È l’inno di lode e di gratitudine, che risuona nella Chiesa. È certamente l’inno che risuonerà in eterno nel regno dei beati, poiché allieta ed onora il cuore di Dio. È una gara celeste: Osanna! Gloria! Alleluia!
Un santo ha detto che chi salva un’anima assicura la propria.
C’è una schiera di anime portate a Gesù dai grandi Santi, ma anche dai molti santi senza aureola.
Sono infinite le anime che nel nascondimento pregano, operano e soffrono per portare i fratelli a Gesù. Sapremo solo in Cielo a quanti umili genitori, operai, oppressi, insegnanti, educatori, dobbiamo la pace del mondo e la conversione dei peccatori.
Ha fatto bene la Chiesa nei secoli più recenti a mettere in luce l’eroismo silenzioso di tanti suoi figli.
Giovanni Paolo II ne ha ascritto una schiera all’Albo dei Santi e dei Beati.
Io ringrazio Dio per avermi fatto nascere in una famiglia credente e praticante. Per avermi fatto conoscere San Francesco d’Assisi e chiamato alla sua sequela. Per avermi aperta la strada che mi ha portato a Padre Pio. Il Signore non mi poteva dare di più.
Ricordo con commozione la mia mattutina e quotidiana preghiera da adolescente nella chiesa dei Cappuccini di Guardiagrele (Ch) dinanzi all’immagine di San Francesco.
Lo supplicavo che mi ottenesse dal Signore la vocazione serafica. Ora sono felice di indossare il suo abito e di professare la sua Regola. Sono grato al Signore perché ha affidato la mia anima e il mio sacerdozio ad uno dei figli più santi del Serafico Padre. Nell’esperienza quotidiana di questa gioia si faceva più forte la speranza della salvezza.
Tante volte dicevo mentalmente al caro Padre Pio: io lego il mio cingolo al tuo, così sarò sicuro di non perdermi, ma di venire con te in Cielo.
Certamente il Padre leggeva nel mio cuore questi pensieri.
Sapevo allora e so anche adesso di essere ogni giorno nella sua preghiera.
Un giorno, stando solo vicino a lui, non ho potuto fare a meno di chiedergli, inginocchiato ai suoi piedi: – Padre, se il Signore ti dicesse quando sarai in cielo, che uno dei tuoi figli corre il rischio di perdersi eternamente, che faresti?-
Mi ha risposto: -Gli chiederei semplicemente di tornare sulla terra per ricominciare da capo a patire, pur di salvarlo -. Parola di Padre Pio!

P.G. Alimonti OFM cap, I miei giorni con P. Pio, p 133