Poesie

San Massimo d’Aveia Martire

Aveia (Aq) c. 228-230 + 241-251

È patrono principale della città dell’Aquila.
Nel periodo della persecuzione di Decio (249-251) fu martirizzato per la fede.
Per sua ferma professione cristiana fu sottoposto all’eculeo (strumento di tor-
tura a forma di cavalletto, su cui il condannato veniva a forza tirato e contorto) con lunga tortura. Ciononostante Massimo sopravvisse.
Il prefetto lo fece allora gettare dal punto più alto del tempio pagano.
Aveia divenne sede vescovile.
In seguito fu distrutta, e le reliquie del Santo nel 1256 furono trasportate a l’Aquila nella cattedrale a lui dedicata.

La sua “Passione” dice
è nato ad Aveia
– oggi si chiama Fossa –
ed è ministro diacono.

Qualcuno denunciò
la sua fede cristiana
e tante conversioni
operate nel popolo.

Ancora più tra i poveri
l’apostolato è intenso.
A tanti dà soccorso
e alcuni ne guarisce.

Persuade a gettar gli idoli
e a farsi battezzare.
Li chiama “suoi fratelli”,
li ama veramente.

Col suo fervente aiuto
e convincente esempio
ne porta tanti a Cristo
e la sua fama cresce.

Chiamato dal prefetto,
è interrogato a lungo.
Saputo ogni cosa,
decide la condanna.

Gli s’imputa il reato
di “lesa maestà”
perché disobbedisce
all’ordine di Roma.

L’Imperatore e Giove
sono la stessa cosa,
perciò chi non adora
è reo di condanna.

Fu prima sottoposto
al tremendo supplizio
del torchio e dell’eculeo,
e Massimo non cede.

Il Prefetto dà ordine
di sospender la pena.
Decide di gettarlo
dall’alto della rupe.

Quel picco si chiamava
“Il circolo del Tempio”.
“Civitas Sancti Maximi”
per lui fu detta Aveia.

Imperatore Ottone,
Giovanni dodicesimo,
lo fa portare a l’Aquila.
Sorge la Cattedrale.

P.G.Alimonti OFM cap
“Vento impetuoso”, vol.V, pp 86- 87- 88