Messa quotidiana

Santa Messa 11-4-24

SAN STANISLAO
vescovo e martire
(1030?-1079)

La Chiesa è chiamata in ogni tempo a proclamare il messaggio del Vangelo senza «addomesticarlo». E’ quanto fece l’eroico polacco Stanislao, arcivescovo di Cracovia, in circostanze che ricordano il gesto di san Giovanni Battista. Nato a Szczepanowski aveva studiato a Parigi; divenuto vescovo organizzò la sua diocesi, ed ebbe sempre due predilezioni: i poveri e i suoi sacerdoti che si premurava di visitare ogni anno. Non esitò a scomunicare Boleslao II, re di Polonia, che dava scandalo con le sue dissolutezze. Il re lo accusò di tradimento e l’11 aprile 1079 lo uccise mentre celebrava la messa. Papa Innocenzo IV lo ascrisse tra i santi martiri nel 1253 ad Assisi.
In questa festa del patrono della Polonia, la nostra comunione ci unirà alla testimonianza che sempre hanno dato i cristiani di questa nazione, e la nostra preghiera sarà perché tutti i credenti vivano la loro fede. Dio ha donato in ogni tempo alla sua Chiesa pastori che di fronte ai lupi non hanno indietreggiato, ma han saputo «dare la vita» per le pecore, sull’esempio di Cristo che continuamente «dà il suo Corpo, il suo Sangue», la sua Parola viva.

Combattendo la battaglia della fede

Dalle «Lettere» di san Cipriano, vescovo e martire
(Lett. 58, 8-9. 11; CSEL 3, 663-666)

Mentre lottiamo e combattiamo la battaglia della fede, Dio ci guarda, ci guardano i suoi angeli, ci guarda anche Cristo. Che onore grande e che felicitĂ  combattere sotto lo sguardo di Dio, essere coronati da Cristo giudice!
Armiamoci, fratelli carissimi, raccogliamo tutte le forze e disponiamoci alla battaglia con animo integro, con fede piena e con virtù solide. Tutte le schiere di Dio avanzino così verso il combattimento che devono sostenere.
L’Apostolo c’insegna ad armarci e a prepararci dicendo: «Cinti i fianchi con la veritĂ , rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace, tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno. Prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la Parola di Dio» (Ef 6, 14-17).
Prendiamo queste armi, muniamoci di queste difese spirituali e celesti per poter resistere e respingere gli assalti del diavolo nel giorno del male.
Rivestiamoci della corazza della giustizia, perchĂ© il nostro petto sia difeso e protetto contro i colpi del nemico. I nostri piedi siano calzati e muniti dell’insegnamento evangelico. Cominciando così a calpestare e a schiacciare il serpente, non saremo morsi e vinti da lui.
Teniamo saldamente lo scudo della fede, perché contro di esso si estingua ogni dardo infuocato che il nemico ci scaglia addosso.
Prendiamo anche a protezione della testa l’elmo spirituale, per difendere i nostri orecchi dall’ascolto di parole mortifere, i nostri occhi da immagini detestabili. Sia premunita la fronte per conservare inviolato il segno di Dio, la nostra bocca per confessare vittoriosamente il Signore GesĂą Cristo.
Armiamo anche la nostra destra con la spada spirituale, perchĂ© respinga vigorosamente i sacrifici immondi e, memorie dell’Eucaristia, prenda il corpo del Signore, lo stringa in attesa di ricevere poi da Dio il premio delle celesti corone.
Queste cose, fratelli carissimi, restino nei vostri cuori. Se, mentre pensiamo e meditiamo queste cose, arriverĂ  il giorno della persecuzione, il soldato di Cristo, istruito dai suoi precetti e dai suoi moniti, non temerĂ  la battaglia, ma sarĂ  pronto per la corona.

 

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura   At 5, 17-26
Ecco, gli uomini che avete messo in carcere si trovano nel tempio a insegnare al popolo.

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, si levò il sommo sacerdote con tutti quelli della sua parte, cioè la setta dei sadducèi, pieni di gelosia, e, presi gli apostoli, li gettarono nella prigione pubblica.
Ma, durante la notte, un angelo del Signore aprì le porte del carcere, li condusse fuori e disse: «Andate e proclamate al popolo, nel tempio, tutte queste parole di vita». Udito questo, entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare.
Quando arrivò il sommo sacerdote con quelli della sua parte, convocarono il sinedrio, cioè tutto il senato dei figli d’Israele; mandarono quindi a prelevare gli apostoli nella prigione. Ma gli inservienti, giunti sul posto, non li trovarono nel carcere e tornarono a riferire: «Abbiamo trovato la prigione scrupolosamente sbarrata e le guardie che stavano davanti alle porte, ma, quando abbiamo aperto, non vi abbiamo trovato nessuno».
Udite queste parole, il comandante delle guardie del tempio e i capi dei sacerdoti si domandavano perplessi a loro riguardo che cosa fosse successo. In quel momento arrivò un tale a riferire loro: «Ecco, gli uomini che avete messo in carcere si trovano nel tempio a insegnare al popolo».
Allora il comandante uscì con gli inservienti e li condusse via, ma senza violenza, per timore di essere lapidati dal popolo.

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 33
Il povero grida e il Signore lo ascolta.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.

Canto al Vangelo   Gv 3,16
Alleluia, alleluia.

Dio ha tanto amato il mondo
da dare il Figlio unigenito,
perché chiunque crede in lui non vada perduto,
ma abbia la vita eterna.
Alleluia.

Vangelo   Gv 3, 16-21
Dio ha mandato il Figlio nel mondo, perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».